giovedì 24 febbraio 2011

Crisi dei valori, giovani e handicap

La notizia è bellissima e tremenda allo stesso tempo: una dirigente scolastica che rifiuta a un giovane alunno con sindrome di Down di svolgere una gita, la classe che si ribella e rinuncia in massa in segno di solidarietà.

La scuola è forse l'unico ambito della società italiana in cui grazie all'iniziativa istituzionale (le norme vigenti) l'integrazione delle diversità è avvenuta. In nessun altro contesto sociale italiano, si può venire a contatto di coetanei portatori di qualche disabilità (ma anche con stranieri) come a scuola.
La stessa normativa, infatti, non ha avuto gli stessi risultati sui luoghi di lavoro: la pubblica amministrazione non riesce a rispettare la legge, figuriamoci il privato.
Eppure è risaputo che l'integrazione passa anche (soprattutto?) per il lavoro, come luogo di espressione della propria identità sociale.

Certo le cose non sono più così facili neppure a scuola, la "riforma" ha tagliato, già da tempo, gli indispensabili insegnati di sostegno (con una ricaduta anche in termini occupazionali sugli operatori specializzati provenienti per es. dalla cooperazione sociale).

Se il fatto di cronaca risultasse vero (e non se ne deve dubitare perché la fonte è il responsabile delle politiche di integrazione a livello regionale), però ci sono molte altre cose da dire.

Ogni tanto ancora, troppo spesso, si sente parlare di "crisi di valori" in riferimento alle giovani generazioni. Non si può dimenticare il video di youtube con i compagni di classe che maltrattano un compagno disabile.
C'è però una piccola grande differenza: che dei giovani siano immaturi (o decisamente stupidi) fa parte delle regole del gioco (il gioco e la sfida dell'educazione).
E' diverso però quando un responsabile istituzionale forza le norme vigenti (sia che la violazione abbia rilievo legale o meno) per attuare un comportamento che i giovani (si tratta di scuole media inferiori) valutano come discriminatorio, tanto da rinunciare a un proprio piacere (la gita d'istruzione è una grande avventura e un grande gioco, per i ragazzi).

Dove sta la crisi dei valori? Chi è che ha perso la bussola (morale)?

Possiamo consolarci pensando alle riflessioni (post)weberiane sulla burocrazia, ma non basta. In mezzo c'è stato un secolo, il Novecento, che in nome della burocrazia ha commesso orrori senza fine. Neanche questa è una spiegazione accettabile.

I valori, sociologicamente, possono essere definiti come "ciò che viene ritenuto giusto/sbagliato da una collettività". In questo caso, la crisi dei valori può essere definita come una perdita totale della scala delle priorità: per insensibilità, per stupidità, per codardia? Non si sa, certo è che la lezione, anche oggi, viene dai tanto deprecati giovani...

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