lunedì 8 febbraio 2010

Chiusura dei manicomi, apertura delle carceri

Le due notizie sono solo apparentemente lontane.
1) A 30 dalla morte di Franco Basaglia, il grande riformatore della psichiatria italiana e non solo, la RAI trasmette una fiction molto interessante, in cui pur non mancando passi critici, si ricorda l'importanza della sua esperienza e della fine dell'internamento, delle violenze e delle umiliazioni della persona che spesso avvenivano nei manicomi.

2) Ci sono un sacco di valanghe in Italia, soprattutto il week end e spesso è colpa di avventati escursionisti che in qualche caso causano anche la morte dei soccorritori. Oggi qualcuno propone come soluzione il carcere per chi provoca valanghe.

Che nesso c'è tra le due cose?
Basaglia, e non solo lui, si batteva contro l'idea che i problemi sociali si risolvono togliendo dall'orizzonte comune le persone problematiche: internare le persone per non risolvere i problemi, per far finta che il problema non esista e tacitare le coscienze.

Dopo trent'anni in Italia per ogni problema sociale si propone la via della punizione (in senso retributivo) e dell'internamento: la valanghe sono solo l'ultimo dei motivi, in generale comunque si pensa di aumentare i posti in carcere.

Ma il problema rimane, anche se si realizzasse il "grande internamento" non funzionerebbe comunque. Buttare la polvere sotto il tappeto non ha mai risolto alcun problema e il carcere di oggi, a parte alcune importanti eccezioni non è un luogo da cui si esce cittadini migliori di come si era entrati.

La "grande opera" di cui forse avremmo bisogno è l'integrazione. La segregazione non ha mai funzionato, oltre a essere contraria ai principi cui si ispirano i nostri decantati valori...