mercoledì 17 ottobre 2007

'Aridatece' la coscienza di classe

L'università non paga i suoi 70 assistenti.

Università di Camembert (Francia). "Dieci di loro non consegnano per tempo il registro didattico, l'università li punisce ritardando il pagamento. Di tutti i 70 assistenti dell'ateneo. Accade nella piccola università di Camembert, nella Francia centrale, che una decina di giovani para-accademici non restituisca al SAUT (Servizio Assistenti Universitari Temporanei) entro il termine fissato il registro giallo paglierino dove vengono segnate le ore di attività. Una dimenticanza che non permette all'ufficio di pagare le spettanze dei ritardatari. Ma il SAUT non si ferma qui, e decide di ritardare il pagamento (peraltro semestrale) di tutti gli assistenti, anche quelli in regola, come misura punitiva a carattere pedagogico. "Così la prossima volta vi ricordate di rispettare i tempi". Infuriata la maggioranza degli assistenti "in regola", che ripercorrendo ogni pagina dei loro contratti di lavoro (precario) non hanno trovato una singola parola che giustifichi la decisione del SAUT. Ma è questo il nuovo stile dei rapporti di lavoro: pagare non è un dovere, ma un'opzione da gestire come arma di pressione. In barba a contratti, buon senso, dignità del lavoratore. Una misura profondamente umiliante per chi ha svolto con serietà il proprio lavoro e rispettato i termini per gli adempimenti burocratici". Javier Larouffe, L'après-midi Lyon, 15 ottobre.

Non cercate L'après-midi o l'università di Camembert su Google, perché non esistono. Così come il signor Larouffe. Ma la notizia (camuffata per ragioni di opportunità) si riferisce ad un fatto realmente accaduto. Che ci deve allarmare perché indice di un nuovo, preoccupante atteggiamento nei rapporti di lavoro: in barba ai contratti, al buon senso, alla dignità del lavoratore, il pagamento non è più un dovere del datore di lavoro, ma un'opzione utilizzata come strumento di pressione. Nel caso in esame, l'università fa leva sul fatto che i suoi 70 assistenti appartengono a facoltà diverse, si vedono raramente, forse nemmeno si conoscono tutti. Difficilmente organizzeranno una protesta di fronte ad un'azione pur così arbitraria e iniqua, che punisce tutti indiscriminatamente per il comportamento di alcuni. Come le note di classe alle superiori. Eccoci al punto: offrire lavoro parcellizzato e precario, oltre ai ben noti problemi di instabilità del lavoratore, produce categorie di lavoratori incapaci di mobilitarsi per reclamare i più elementari diritti. Effetto collaterale, ma non secondario, del co.co.pro. come modus vivendi. Verrebbe da dire: aridatece la coscienza di classe. Almeno quella.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Papa: "Il lavoro precario
mina le basi della società".


Benedetto XVI manda un messaggio per l'inaugurazione della settimana sociale della Chiesa: "La precarietà è un'emergenza etica e sociale". Il presidente della Cei Bagnasco aggiunge: "Il lavoro deve essere stabile, sicuro e dignitoso".

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/bagnasco-lavoro/bagnasco-lavoro/bagnasco-lavoro.html

No comment

Anonimo ha detto...

Il link, con abile taglia e cuci, è questo:

http://www.repubblica.it/
2007/10/sezioni/cronaca/bagnasco-lavoro/
bagnasco-lavoro/
bagnasco-lavoro.html

Marco Pedroni ha detto...

Positiva evoluzione della vicenda. Gli assistenti protestano con lettera scritta e ottengono che il pagamento degli assistenti in regola avvenga nei tempi fissati. Pare che la lettera sia stata firmata da meno di 10 persone. Il problema è risolto, non v'é dubbio. La solidarietà tra co.co.pro., invece, pare molto lontana.