martedì 19 febbraio 2008

Perdere la testa. Il cappello tra moda e follia

'Perdere la testa' è il titolo della mostra che si terrà ad Alessandria dal 24 febbraio al 4 maggio 2008 presso il Museo del Cappello Borsalino. La mostra, dedicata all'iconografia del cappello e della moda nella collezione di arte Outsider dell'Atelier di Pittura Adriano e Michele di san Colombano, indaga il rapporto tra cappello e follia attraverso le opere degli autori che lavorano all'interno dell'ospedale psichiatrico Fatebenefratelli di San Colombano.

Presentazione della mostra sabato 23 febbraio, ore 17.30
Saluti introduttivi di Piercarlo Fabbio (Sindaco di Alessandria), Paolo Bonadeo (Assessore alla Cultura e al Turismo), Roberto Gallo (Presidente Fondazione Borsalino).
Interventi di Elisa Fulco (curatrice della mostra, Fondazione Borsalino), Giovanni Foresti (psichiatra e direttore Fatebenefratelli, San Colombano), Teresa Maranzano (responsabile dell'Atelier di Pittura Adriano e Michele), Marco Pedroni (sociologo, Modacult, Università Cattolica di Milano).

Moda, identità e follia. Il ruolo sociale dell’abbigliamento
di Marco Pedroni

I lettori di Harry Potter ricorderanno che nella scuola di magia di Hogwarts, all’inizio di ogni anno scolastico, i nuovi studenti devono sottoporsi a un rito: un Cappello Parlante viene posto sopra la loro testa e stabilisce a quale delle quattro case di Hogwarts ogni piccolo mago apparterrà. Il cappello, il cui giudizio è inappellabile, legge nella testa e nel cuore degli allievi quale virtù prevale sulle altre: il coraggio di Grifondoro, l’astuzia di Serperverde, la lealtà di Tassorosso o l’intelligenza di Corvonero.
Anche la sociologia sa che il cappello non mente. Pur non potendo penetrare nell’animo di chi lo indossa, il copricapo ne rivela con chiarezza spesso sorprendente la posizione sociale, fotografando la sua identità di classe e di genere. Il cappello del nobile non è quello dell’operaio, quello femminile non è nemmeno lontanamente confondibile con un modello maschile. Ma anche i cappelli hanno una storia sociale, e nel tempo possono trovarsi a coronare teste molto diverse tra loro....

Il testo integrale è pubblicato sul catalogo della mostra: www.edizionidipassaggio.it

mercoledì 13 febbraio 2008

Cuore di suino. Nei tortellini

E' da qualche giorno che il maiale tormenta le nostre cronache. Dopo il post sulla 'via suina alla politica italiana', scopriamo che i tortellini al prosciutto contengono meno del 10% di prosciutto. Insieme a carne di suino, grasso di suino, cuori di suino, trippini di suino. Ma non è l'unica sorpresa per chi non legge attentamente le etichette dei prodotti (cioè il 99,9% della popolazione). Ecco il link all'articolo di Jenner Meletti su Repubblica: http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronaca/giungla-etichette/giungla-etichette/giungla-etichette.html.

venerdì 8 febbraio 2008

Metafore politiche

La via suina alla politica italiana



Se è vero che "Chi parla male pensa male (e vive male)" (come dice Nanni hotty Moretti); è anche vero che si usa il turpiloquio quando si è privi di altre risorse linguistiche (come mi ricordava bonario il mio Preside craxiano al liceo). Infine, non possiamo dimenticare che "Le parole sono pietre" (Carlo Levi).
Proprio qualche giorno fa, La Repubblica ci ricordava il dramma dell'analfabetismo dei laureati (illetterismo).

E allora che cosa dobbiamo pensare delle parole della politica?
Che cosa dire del linguaggio e delle metafore scelte dal nostro personale politico? Un esempio tra altri: la legge elettorale con cui siamo condannati ad andare a ri-votare è denominata Porcellum visto che il suo estensore, il senatore della Lega Calderoli, l'aveva definito (in un guizzo di sincerità) "una porcata". Lo stesso senatore è anche autore del famoso "Maiale-Day", la camminata con il porcello sul luogo in cui si vuole costruire una moschea.

"Sei un maiale!", costituirà ancora offesa o si configura come definizione tecnica?

PS: che cosa ne penserà "il Mortadella"?".