Qual è il modello di integrazione dei cittadini di origine straniera del nostro paese? La cronaca nera forse fornisce risposte, amare
Ogni paese europeo ha proprie modalità di integrazione: i modelli più studiati sono quello differenzialista inglese e universalista francese. Ispirati a idee diverse di società, con storie molti diverse, i due modelli hanno storicamente mostrato i loro limiti: dagli attentati della metropolitana di Londra all'esplosione periodica delle Banlieues.
Il modello italiano presenta caratteri diversi: non siamo un paese ex-colonialista, non riceviamo una migrazione monoetnica. Al contrario, gli attuali flussi migratori ricordano di più l'epopea americana che non l'esodo degli algerini in Francia o dei pakistani e indiani in Inghilterra.
La reazione dell'opinione pubblica oscilla ormai patologicamente da anni tra accoglienza e rifiuto. Ancora oggi, in una compagna elettorale con toni insolitamente tranquilli, almeno quattro partiti politici promettono quello che non possono mantenere: la cacciata degli stranieri o lo stop all'immigrazione.
Eppure qualcosa nel frattempo si muove: il modello italiano avanza, bene o male.
Nel paese con i tassi di fertilità più basso d'Europa, anche gli immigrati si stanno adeguando: in sostanza, fanno meno figli rispetto alle medie dei loro connazionali nei paesi d'origine.
Ma ci sono altri fatti, diciamo di cronaca nera, che raccontano della presenza degli stranieri nella nostra società. Mal comune e mezzo gaudio, verrebbe da dire.
Sono almeno due le "specialità italiane" in cui sono coinvolti stranieri nelle cronache recenti: in primo luogo i morti sul lavoro, nei cantieri edili soprattutto, hanno sempre più spesso nomi stranieri (gli odiati rumeni, soprattutto).
Ma è una seconda caratteristica italiana che ancora oggi ci racconta la comunanza di destino tra italiani autoctoni e nuovi cittadini italiani: un mese fa vicino a Roma una giovane adolescente di origine tunisina, andando a buttare la spazzatura sotto casa, veniva investita e uccisa da una giovane donna italiana (che non si fermava a prestarle aiuto).
Poco dopo, sempre vicino alla capitale, ubriachi al volante causavano una carambola di auto che investiva madri e figli in attesa alla fermata dello scuolabus: tragedia nella tragedia, quella dell'uomo rumeno che perde moglie e figlia.
Ieri nel centro di Torino, un giovane salvadoregno viene investito da un altro pirata (o una pirata): muore, l'investitore fugge.
Il comune destino, non sarà la comunità di sangue, cui si appellano i neo-nazionalismi, ma ci lega, indissolubilmente.
Nessun commento:
Posta un commento