Perché l'idea delle "classi ponte" per bambini immigrati non è una buona idea?
Non è facile dirlo, occorre quantomeno disporre di qualche informazione.
In teoria l'idea è sacrosanta: la lingua italiana è un ostacolo iniziale per i giovani stranieri; ancora oggi, non esistono soluzioni univoche.
Eppure.
Eppure, alcune cose bisogna saperle.
1) la scuola italiana si è posta il problema da molti anni. E ha trovato molte soluzioni. Si tratta forse di soluzioni locali, ma hanno avuto spesso ottimi risultati.
La loro caratteristica è stata quella di non dividere mai l'unità della classe, usando quindi il "gruppo classe" come strumento educativo e formativo.
E' difficile dire quanti siano gli esperimenti, ma in base alla nostra esperienza possiamo dire che almeno in Lombardia esistono negli ultimi tempi migliaia di progetti di integrazione interculturale (migliaia). Una parte rilevante è stata censita e analizzata dall'ISMU.
2) queste soluzioni sono state sufficienti? Non sempre. Anche perché spesso il problema è quello del finanziamento di questi progetti (in genere innovativi): in alcuni casi infatti bisogna aspettare i fondi degli enti locali e può accadere che problemi di natura organizzativa facciano partire i corsi solo nel mese di marzo. Come a Milano, la capitale italiana degli stranieri.
3) a livello più generale: ci sembra di poter dire che classi con ragazzi di ogni origine (etnica o sociale), ma anche con giovani portatori di handicap (sempre che gli altri siano definibili semplicemente "normodotati"), siano luoghi che prefigurano una società più ricca, non solo più problematica. Avere cura della persona, significa rispettare ogni persona.
4) vogliamo davvero fare una barriera d'ingresso alle classi "normali"? Siamo davvero sicuri? Facciamo un'ipotesi: esame di lingua italiana per tutti gli alunni. Siamo sicuri che siano gli stranieri, solo gli stranieri a rimanere fuori? Non potrebbe capitare che rimangano fuori anche coloro che in casa parlano un dialetto come prima lingua?
5) c'è poi un problema che riguarda il presupposto di questa iniziativa. Siamo sicuri che gli stranieri siano solo un fastidio nelle classi italiane? Che siano loro a rallentare l'apprendimento degli altri? Le ricerche dicono cose un po' diverse. Ma anche l'esperienza di molti insegnanti che, per fare un esempio, preferiscono, in alcuni momenti, avere in classe studenti stranieri che italiani (perché più rispettosi dell'autorità). Ma soprattutto chi è che si annoia di più in classe per il livello dei compagni? Si è mai provato a riflettere su quanto deve essere penoso per un cinese o per un est-europeo (bulgaro per esempio) stare in classe con compagni che non sono in grado di capire nulla di matematica o scienze?
Il caso (postato qui sotto) del rumeno arrivato primo ai test di ingresso al Politecnico di Milano è solo uno dei tanti.
Forse qualche informazione in più sarebbe utile.
domenica 2 novembre 2008
Ancora sulle "classi ponte" per bambini immigrati
Labels:
giovani,
globalizzazione,
Immigrazione
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