La via suina alla politica italiana
Se è vero che "Chi parla male pensa male (e vive male)" (come dice Nanni hotty Moretti); è anche vero che si usa il turpiloquio quando si è privi di altre risorse linguistiche (come mi ricordava bonario il mio Preside craxiano al liceo). Infine, non possiamo dimenticare che "Le parole sono pietre" (Carlo Levi).
Proprio qualche giorno fa, La Repubblica ci ricordava il dramma dell'analfabetismo dei laureati (illetterismo).
E allora che cosa dobbiamo pensare delle parole della politica?
Che cosa dire del linguaggio e delle metafore scelte dal nostro personale politico? Un esempio tra altri: la legge elettorale con cui siamo condannati ad andare a ri-votare è denominata Porcellum visto che il suo estensore, il senatore della Lega Calderoli, l'aveva definito (in un guizzo di sincerità) "una porcata". Lo stesso senatore è anche autore del famoso "Maiale-Day", la camminata con il porcello sul luogo in cui si vuole costruire una moschea.
"Sei un maiale!", costituirà ancora offesa o si configura come definizione tecnica?
PS: che cosa ne penserà "il Mortadella"?".
1 commento:
Del maiale, dice la saggezza contadina, non si butta via niente.
Del 'porcelloquio', cioè del grugnito politichese che invoca il maiale, invece, faremmo volentieri a meno.
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