La lezione di Dominick Salvatore
di Paolo RazzanoL’austerità della sala Negri da Oleggio della Cattolica, di solito, è scenario per noiose sessioni di laurea, tutte uguali una all’altra.
Ma i libroni impolverati dell’aula di Largo Gemelli possono anche essere spettatori, a volte, di frizzanti lezioni come quella tenuta dall’economista italo-americano Dominick Salvatore.
Un signore non troppo alto e distinto, che a prima vista potrebbe sembrare un simpatico pensionato, mentre in realtà è uno dei massimi esperti al mondo di economia internazionale.
Per parlare di globalizzazione e competitività, il professore della Fordham University di New York ha usato la semplice metafora della pubblicazione del suo manuale. Nessuna definizione confusa o complicato grafico. Semplicemente una storia.
La settima edizione del suo libro era infatti stata pubblicata negli USA con una media di 3 errori per pagina. L’ottava edizione era stata impaginata invece in India, senza errori e a un decimo del costo; poi era stata inviata in Irlanda per essere stampata a un terzo del costo. Con la nona edizione, dopo che le imprese americane avevano imparato a competere sul mercato internazionale, il volume ha potuto tornare ad essere stampato negli States.
Ha usato questo esempio semplice, forse indicativo di quanto negli atenei d’oltreoceano si punti molto di più alla sostanza e poco alla forma.
Dominick Salvatore, che oltre all’insegnamento è stato consulente delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e di numerose multinazionali e banche internazionali, ha parlato per quasi due ore alla platea di studenti, ricercatori e docenti degli effetti della globalizzione, «una vera e propria rivoluzione dovuta a giganteschi cambiamenti nel settore dei gusti, dei trasporti e delle telecomunicazioni, che hanno modificato il mercato del lavoro e la produzione a livello mondiale», ha detto.
L’economista americano ha spiegato come sulla globalizzazione si siano pronunciate molte “cassandre”, che hanno prospettato scenari che poi non si sono verificati. «Coloro che parlavano di aumento dell’inflazione, recessioni o deficit fiscali legati al fenomeno della globalizzazione usavano strumenti di ieri per interpretare il futuro. Ma la globalizzazione è un fenomeno tanto inevitabile quanto nuovo rispetto al passato. I dati e gli indici a nostra disposizione dimostrano come le nazioni più globalizzate siano anche le più competitive. E le più competitive sono quelle che crescono più rapidamente», ha aggiunto il docente, che ha offerto poi una panoramica approfondita dello sviluppo competitivo avvenuto negli ultimi decenni oltreoceano.
Insomma, il docente nato a Villa Santa Maria (Chieti) molti decenni fa e trasferito fin da giovane negli Stati Uniti, non ha lesinato, pur mantenendo un apprezzabile garbo, critiche a colleghi che sono riusciti a vedersi consegnare un Nobel con teorie che poi sono state smentite dai fatti.
E per il futuro? L’attenzione dei ricercatori, nei prossimi anni, sarà concentrata certamente sulla Cina, paese dove si verifica un singolare dualismo, con un governo totalitario e una economia capitalistica. Un paese con tassi di crescita così violenti e una popolazione di oltre 1,2 miliardi di persone ha un ruolo certamente centrale in uno scenario globale che si configura sempre più come confronto tra blocchi geopolitici e geostrategici.
«La Cina si muove ancora come uno stato-nazione, portando avanti un attacco frontale verso gli altri competitors internazionali, piuttosto che accettare un confronto sul piano squisitamente economico. Sarà interessante studiarne le azioni nel prossimo futuro», ha osservato Dominick Salvatore, concludendo la sua appassionata lezione.
Ma i libroni impolverati dell’aula di Largo Gemelli possono anche essere spettatori, a volte, di frizzanti lezioni come quella tenuta dall’economista italo-americano Dominick Salvatore.
Un signore non troppo alto e distinto, che a prima vista potrebbe sembrare un simpatico pensionato, mentre in realtà è uno dei massimi esperti al mondo di economia internazionale.
Per parlare di globalizzazione e competitività, il professore della Fordham University di New York ha usato la semplice metafora della pubblicazione del suo manuale. Nessuna definizione confusa o complicato grafico. Semplicemente una storia.
La settima edizione del suo libro era infatti stata pubblicata negli USA con una media di 3 errori per pagina. L’ottava edizione era stata impaginata invece in India, senza errori e a un decimo del costo; poi era stata inviata in Irlanda per essere stampata a un terzo del costo. Con la nona edizione, dopo che le imprese americane avevano imparato a competere sul mercato internazionale, il volume ha potuto tornare ad essere stampato negli States.
Ha usato questo esempio semplice, forse indicativo di quanto negli atenei d’oltreoceano si punti molto di più alla sostanza e poco alla forma.
Dominick Salvatore, che oltre all’insegnamento è stato consulente delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e di numerose multinazionali e banche internazionali, ha parlato per quasi due ore alla platea di studenti, ricercatori e docenti degli effetti della globalizzione, «una vera e propria rivoluzione dovuta a giganteschi cambiamenti nel settore dei gusti, dei trasporti e delle telecomunicazioni, che hanno modificato il mercato del lavoro e la produzione a livello mondiale», ha detto.
L’economista americano ha spiegato come sulla globalizzazione si siano pronunciate molte “cassandre”, che hanno prospettato scenari che poi non si sono verificati. «Coloro che parlavano di aumento dell’inflazione, recessioni o deficit fiscali legati al fenomeno della globalizzazione usavano strumenti di ieri per interpretare il futuro. Ma la globalizzazione è un fenomeno tanto inevitabile quanto nuovo rispetto al passato. I dati e gli indici a nostra disposizione dimostrano come le nazioni più globalizzate siano anche le più competitive. E le più competitive sono quelle che crescono più rapidamente», ha aggiunto il docente, che ha offerto poi una panoramica approfondita dello sviluppo competitivo avvenuto negli ultimi decenni oltreoceano.
Insomma, il docente nato a Villa Santa Maria (Chieti) molti decenni fa e trasferito fin da giovane negli Stati Uniti, non ha lesinato, pur mantenendo un apprezzabile garbo, critiche a colleghi che sono riusciti a vedersi consegnare un Nobel con teorie che poi sono state smentite dai fatti.
E per il futuro? L’attenzione dei ricercatori, nei prossimi anni, sarà concentrata certamente sulla Cina, paese dove si verifica un singolare dualismo, con un governo totalitario e una economia capitalistica. Un paese con tassi di crescita così violenti e una popolazione di oltre 1,2 miliardi di persone ha un ruolo certamente centrale in uno scenario globale che si configura sempre più come confronto tra blocchi geopolitici e geostrategici.
«La Cina si muove ancora come uno stato-nazione, portando avanti un attacco frontale verso gli altri competitors internazionali, piuttosto che accettare un confronto sul piano squisitamente economico. Sarà interessante studiarne le azioni nel prossimo futuro», ha osservato Dominick Salvatore, concludendo la sua appassionata lezione.
Ringraziamo l'amico Paolo Razzano per l'intervento.
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