Sul rapporto Chiesa e Internet
L'opinione pubblica, soprattutto italiana, ha una visione apocalittica di Internet. Letteralmente (anche se non nel senso originario del termine), Internet rappresenta per molti, il segno decisivo della "fine del mondo".Solo per citare alcuni esempi di questo atteggiamento, basta ricordare che quando scomparve una ragazza ad Avetrana, in Puglia, la prima cosa che fecero gli inquirenti (non certo delle persone superficiali) fu quella di controllare i contatti Facebook della ragazza. Se c'era un mostro, andava cercato su Internet.
Poco dopo, abbiamo dovuto scoprire che il lupo non era nascosto nel bosco, ma molto, molto vicino a casa.
E' tanto vero che ogni tanto si è portati a pensare che per molti italiani (per molti italiani influenti, i cosiddetti "opinion maker"), la rete si chiami "InFernet", non più "Internet".
In questi ultimi tempi però ci sono segnali di segno molto diverso da parte di un mondo di solito non avvezzo a facili entusiasmi giovanili... Stiamo parlando della Chiesa cattolica, fino alle sue massime gerarchie.
Mettiamo insieme alcuni piccoli indizi:
1) l'ultima notizia è che la rivista dei Gesuiti, Civiltà cattolica, esprime una appassionata rilettura dell'etica hacker. Per chiunque conosca l'espressione "etica hacker" non c'è nulla di strano.
Per l'italiano che si informasse solo attraverso i giornali principali e i TG sarebbe una notizia sconvolgente: infatti, in genere gli hacker vengono confusi con i cracker e quindi sembrerebbe che i Gesuiti facciano l'elogio di pericolosi "pirati informatici".
Ai più avveduti non sfuggirà che, però, si sa, i Gesuiti sono sempre stati originali! Troppo intellettuali, troppo sottili!
2) Il discorso è diverso se viene fuori che Benedetto XVI, il Papa Ratzinger, simbolo di conservazione... "apre" a Facebook. E, colmo dei colmi, nello stesso giorno, la pagina personale del Presidente della Repubblica francese, Nikolas Sarkozy (giovane, dinamico, spregiudicato) viene attaccata da un hacker, che, non senza un sottile senso dell'ironia, annuncia la rinuncia a presentarsi per un nuovo mandato presidenziale.
Sarkozy, il giovane, non è stato colpito per caso: alcune normative decise dalla sua presidenza sono viste come veri e propri attacchi alla libertà di espressione sulla rete.
Ratzinger, il vecchio, nonostante tutti i caveat possibili, si dice a favore delle relazioni, anche se virtuali, permesse dalla rete.
Sarkozy, ma con lui quasi tutti i governanti del mondo, vedono in Internet un pericolo. E non distinguono neanche tra rischio e pericolo!
3) Qualche anno fa, il molto amato e molto stimato Arcivescovo di Milano, Cardinale Carlo Maria Martini, stupì il mondo con una difesa della televisione che rappresentava quasi il contraltare della visione "apocalittica" di un intellettuale laico, Karl Popper, che denunciava il pericolo della televisione "cattiva maestra".
Insomma, è come se ogni tanto, di fronte alla frenesia del non pensiero contemporaneo, figlio della fretta, le ovattate e placide stanze curiali divenissero un luogo più adatto a esprimere giudizi meno superficiali della chiacchiera massmediologica attuale.
Non tutti nella Chiesa la pensano così, è vero, ma stupisce davvero la superficialità della classe dirigente mondiale che vede in Internet solo un rischio: e se i despoti mediorientali o asiatici hanno qualche ragione di temere per il loro potere, non si capiscono gli uguali freni posti alla libertà da parte dei governi democratici...
Democratici fino alla soglia della rete?