domenica 19 dicembre 2010

Ma siamo matti?

L'iniziativa natalizia è bella e giusta. Venerdì 17 (!) dicembre 2010 Milano è stata attraversata da un tram (il mezzo di trasporto pubblico più caratteristico) carico di matti.
Lo slogan era: "Attaccati al tram", che a Milano significa più o meno... vai a quel paese. L'invito era rivolto al pregiudizio e all'ostilità di cui soffrono i "matti", coloro che sono in qualche misura colpiti dal disagio psichico. Ma anche alla malattia stessa, che si attacchi al tram un po' anche lei!
Per certi versi un'iniziativa geniale: perché fatta sotto Natale, e perché fatta a Milano, una città diventata più grigia di quanto non lo sia mai stata.
Eppure Milano è anche il luogo di sperimentazioni virtuose proprio nel campo della salute mentale: basta pensare a che cosa è divenuto l'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini: un laboratorio al servizio di tutta la città.
Poi però si deve anche pensare a un dato: a Milano almeno il 20% della popolazione (anche se le cifre parlano di circa 300 mila persone, cioè quasi un quarto della popolazione, il 25%) soffre di una qualche forma di disagio psichico.
Ci sarebbe molto da dire per commentare questa notizia. O pochissimo, forse il silenzio sarebbe indice di una riflessione.
Certo è che di questo si dovrebbe parlare, e non di altro, proprio oggi che è iniziata la campagna elettorale per il Comune: proviamo a porre qualche domanda.
1) Esistono servizi adeguati per tutte queste persone?
Ovviamente (ovviamente?) la risposta è negativa: il disagio psichico è un pessimo business e quindi ci deve pensare solo il servizio pubblico... e non ce la fa. Gli operatori lo sanno benissimo.
2) La città è consapevole di questo problema? Quanto investiamo per affrontarlo, come comunità?
3) Non è che forse sarebbe ora di fare autocritica? Di mettere in discussione questo modello di vita?

E infine una provocazione ispirata da un'osservazione di Gino Mazzoli su Reggio Emilia: diceva ieri che a Reggio, negli anni Novanta si rivolgevano ai servizi territoriali, circa 500 persone; oggi circa 6000. Eppure Reggio è sempre in alto nella classifica delle città per qualità della vita (tipo quelle del Sole 24 Ore).
E allora proviamo a fare una domanda: perché non inserire questo dato (quello relativo alla salute mentale) tra gli indicatori per misurare la qualità di vita delle città? Forse non cambierebbe nulla (se Atene piange Sparta non ride), ma forse inizieremmo a mettere in discussione uno stolido modello di sviluppo.